Sto per darvi una BELLA NOTIZIA.
Molti si chiederanno: "Bella per noi o per i nostri avversari?" e li immagino mentre contro l'occhio allungano lo sguardo verso la fine di questo articolo per scoprire se sarà il tripudio o l'amarezza.
Eh sì: da quando mi sono infilato in questa avventura di rovesciare come un calzino tutta la faccenda Petrolio della mia amata Puglia, mi sento come uno strano giocatore: da solo in campo e con le tifoserie sugli opposti spalti che mi insultano o mi applaudono (qualcuno mi vuole persino "Santo subito": ma per essere santi non bisogna morire prima? Non ci penso neanche!).
La bella notizia è che:
"Con dichiarazione pervenuta al Ministero dello Sviluppo Economico il 9 settembre 2009, la Società ENI, unica titolare dell’istanza di permesso di ricerca ubicata nelle province di Matera e Taranto, convenzionalmente denominata «FIUME BRADANO», pubblicata nel B.U.I.G. Anno XLIII – N. 10, ha dichiarato di rinunciare all’istanza stessa."
E non è finita, perchè:
"Con dichiarazione pervenuta al Ministero dello Sviluppo Economico il 10 settembre 2009, la Società ENI, unica titolare dell’istanza di permesso di ricerca ubicata nelle province di Bari, Matera e Taranto, convenzionalmente denominata «MONTE CARBONE», pubblicata al n. 122 del B.U.I.G. Anno XL – N. 8, ha dichiarato di rinunciare all’istanza stessa."
Non c'è da gioire tutti insieme?
E' da due mesi che ci sentiamo assediati dai petrolieri e, mentre tentiamo ardimentosamente di organizzarci per respingere l'assalto, il nemico (questa volta) risale "...in disordine e senza speranza le valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza".
La "Fiume Bradano" riguardava quasi 200 kmq di territorio materano e 121 kmq nella provincia di Taranto; "Monte Carbone", invece era più vasta e passava dal Materano (per 369 kmq) alle province di Bari e Taranto (per 127 kmq).
La rinuncia dell’Eni appare curiosa se si osserva l’iter burocratico seguito; la domanda per la "Fiume Bradano" era stata avanzata da ENI il 31 ottobre del 1999, dieci anni prima, tondi tondi. Degli atti amministrativi fra i soggetti interessati (Ministeri, Regione e Azienda) si contano sedici passaggi di plichi.
Perché l’Eni dice di no dopo essersi affannata per dieci anni tra carte e bolli, commissioni e solleciti? Mancava solo l’atto finale, ossia il decreto del ministero...
Ancora più curioso è il caso dell’istanza "Monte Carbone".
L’Eni chiede il 31 agosto 2006 di poter verificare se nel sottosuolo c’è petrolio; quando (31 maggio 2008) l'istanza, concluso l'iter burocratico, viene pubblicata sul BUIG (Bollettino Ufficiale del Ministero) Eni ha appena chiesto l’ampliamento dell’area di ricerca (aprile 2008). Dopo poco più di un anno Eni molla tutto.
Che cosa sia accaduto realmente è difficile saperlo: le compagnie petrolifere non amano spiegare politiche e strategie ma...
Una risposta ce l'avrei ma è solo un sospetto (ricordate la frase di Andeotti?).
Senza fantasticare su trame e occulte manovre, io credo che Eni abbia rinunciato semplicemente perchè ha verificato che il petrolio non c’è!
E voi mi direte: "E come ha potuto verificare se non aveva ancora l'OK per scavare? Non vorrai mica dire che in, attesa di avere i permessi, abbia iniziato (continuato e concluso) le ricerche?"
Questo lo state insinuando voi. Non l'ho mica detto io.
La bella notizia è che:
"Con dichiarazione pervenuta al Ministero dello Sviluppo Economico il 9 settembre 2009, la Società ENI, unica titolare dell’istanza di permesso di ricerca ubicata nelle province di Matera e Taranto, convenzionalmente denominata «FIUME BRADANO», pubblicata nel B.U.I.G. Anno XLIII – N. 10, ha dichiarato di rinunciare all’istanza stessa."
E non è finita, perchè:
"Con dichiarazione pervenuta al Ministero dello Sviluppo Economico il 10 settembre 2009, la Società ENI, unica titolare dell’istanza di permesso di ricerca ubicata nelle province di Bari, Matera e Taranto, convenzionalmente denominata «MONTE CARBONE», pubblicata al n. 122 del B.U.I.G. Anno XL – N. 8, ha dichiarato di rinunciare all’istanza stessa."
Non c'è da gioire tutti insieme?
E' da due mesi che ci sentiamo assediati dai petrolieri e, mentre tentiamo ardimentosamente di organizzarci per respingere l'assalto, il nemico (questa volta) risale "...in disordine e senza speranza le valli che aveva disceso con orgogliosa sicurezza".
La "Fiume Bradano" riguardava quasi 200 kmq di territorio materano e 121 kmq nella provincia di Taranto; "Monte Carbone", invece era più vasta e passava dal Materano (per 369 kmq) alle province di Bari e Taranto (per 127 kmq).
La rinuncia dell’Eni appare curiosa se si osserva l’iter burocratico seguito; la domanda per la "Fiume Bradano" era stata avanzata da ENI il 31 ottobre del 1999, dieci anni prima, tondi tondi. Degli atti amministrativi fra i soggetti interessati (Ministeri, Regione e Azienda) si contano sedici passaggi di plichi.
Perché l’Eni dice di no dopo essersi affannata per dieci anni tra carte e bolli, commissioni e solleciti? Mancava solo l’atto finale, ossia il decreto del ministero...
Ancora più curioso è il caso dell’istanza "Monte Carbone".
L’Eni chiede il 31 agosto 2006 di poter verificare se nel sottosuolo c’è petrolio; quando (31 maggio 2008) l'istanza, concluso l'iter burocratico, viene pubblicata sul BUIG (Bollettino Ufficiale del Ministero) Eni ha appena chiesto l’ampliamento dell’area di ricerca (aprile 2008). Dopo poco più di un anno Eni molla tutto.
Che cosa sia accaduto realmente è difficile saperlo: le compagnie petrolifere non amano spiegare politiche e strategie ma...
Una risposta ce l'avrei ma è solo un sospetto (ricordate la frase di Andeotti?).
Senza fantasticare su trame e occulte manovre, io credo che Eni abbia rinunciato semplicemente perchè ha verificato che il petrolio non c’è!
E voi mi direte: "E come ha potuto verificare se non aveva ancora l'OK per scavare? Non vorrai mica dire che in, attesa di avere i permessi, abbia iniziato (continuato e concluso) le ricerche?"
Questo lo state insinuando voi. Non l'ho mica detto io.
PS.Questa vicenda ha un risvolto beffardo perché le due rinunce dell'Eni riguardano 2 dei 6 provvedimenti firmati da Vendola nel febbraio 2008.
Io non voglio affondare il coltello nella piaga ma quando ho scoperto questa storia sono scoppiato a ridere come succede alla battuta finale di una buona barzelletta.
Ho pensato tra me e me: "Com'è strana la vita! Chi doveva "rinunciare" ha firmato e chi doveva "firmare" ha rinunciato.
(E adesso è chiaro anche l'ironico titolo di questo post!).
(E adesso è chiaro anche l'ironico titolo di questo post!).
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2 commenti:
Direi di non fidarsi.Soprattutto se consideri che in altre regioni l'occhio lo hanno puntato da parecchio tempo. Anche in Abruzzo l'ENi tempo fa pare volesse rinunciare al centro oli. TUtte manovre evasive per farvi allentare la tensione. Non cadete nella trappola.
ti faccio i complimenti per la costanza con cui stai seguendo anche la vicenda dei permessi del 2008. io avevo rinunciato
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