sabato 26 dicembre 2009

A scebbanz (1)




















Nel vecchio dialetto monopolitano "scebbanz" era uno dei tanti modi di dire per indicare i soldi.
Ricordo quando mio padre pronunciava la parola, accompagnandola con il gesto eloquente dello strofinamento del pollice e dell'indice.
Noi ci stiamo occupando del caso politico e di impatto ambientale: vogliamo parlare anche di soldi?
Senza volerci addentrare troppo nel merito diciamo che le concessioni petrolifere fanno girare un bel po' di soldi. Per dirla con una battuta: l'odore dei soldi si sente prima ancora della puzza del petrolio estratto.
Non mi riferisco, beninteso, a mazzette eventualmente distribuite per "ungere" qualcuno: non ne ho le prove e, fino a prova contraria, TUTTI sono al di sopra di ogni sospetto (come la moglie di Cesare).
Parlo dei soldi che la Compagnia titolare di un permesso di ricerca deve pagare allo Stato: un tanto al kilometro quadrato moltiplicato il numero dei chilometri quadrati dell'area coinvolta. Anche se non trova un litro di petrolio.
Parlo dei soldi che la Compagnia paga (attualmente il 10 per cento del valore del prodotto estratto, ovvero le royalties) quando comincia a produrre.
Parlo dei soldi che la Regione incassa per lo stesso motivo di cui sopra.
Parlo dei soldi che i Comuni incassano sia per royalties, sia sotto forma di sconto alla pompa per i cittadini, come previsto dalla legge.
Vogliamo fare due conti?
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